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Il corpo, l’IA, Chernobyl. In PRIMA NAZIONALE il 21/11 a Roma THE CLOUD dell’artista bielorusso ARKADI ZAIDES

Nell’ambito della rassegna Corpi in ascolto

ORBITA | SPELLBOUND
Centro Nazionale di Produzione della Danza

presenta

ARKADI ZAIDES
THE CLOUD
PRIMA NAZIONALE

21 novembre, ore 20.30
Spazio Rossellini
Via della Vasca Navale, 58 – Roma

TRAILER

PREVENDITE

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Corpi in ascolto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore
dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 – 2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE.

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(Arkadi Zaides_The Cloud_foto di Giuseppe Follacchio)

“Quando l’esterno diventa pericoloso, la pelle diventa il confine”
(Arkadi Zaides)

Da un lato, l’eclissi del corpo. Dall’altro, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Al centro: la nube radioattiva di Chernobyl.

Dopo la Prima Mondiale a Gent in Belgio e le tappe al Festival di Danza di Montpellier in Francia e al FIT – Festival Internazionale del Teatro di Lugano, in Svizzera, arriva finalmente in Italia in Prima Nazionale The Cloud di Arkadi Zaides. L’attesissima nuova creazione del coreografo e artista multidisciplinare bielorusso, in programma il 21 novembre allo Spazio Rossellini di Roma, è presentata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound  la cui programmazione è curata da Valentina Marini – che nel 2023 aveva dedicato un focus a Zaides, ospitandolo in residenza e presentando un primo frammento di The Cloud in forma di restituzione al pubblico. La Prima Nazionale del 21 novembre è in programma nell’ambito della rassegna autunnale Corpi in ascolto che anticipa la stagione 2025 di Orbita | Spellbound.

The Cloud è uno spettacolo multimediale che affronta di petto le tematiche legate alla crisi climatica partendo da uno dei più grandi disastri ambientali nella storia recente: l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. Zaides mette sotto la lente d’ingrandimento la catastrofe, seguendo il movimento effettivo della nube radioattiva, le sue ricadute e il pericolo che rappresenta ancora oggi per l’uomo. Una nube, dunque, indagata anche come nuvola di dati che conduce la coscienza collettiva verso uno stato di paranoia e panico e immaginata come un “iper-oggetto“, ovvero – secondo le parole del filosofo britannico Timothy Morton – un elemento “massicciamente distribuito nel tempo e nello spazio rispetto agli esseri umani” che porta l’umanità a un collasso ecologico totale.

Ciò che un tempo era ingenuamente percepito come un documento testimoniale forense, una prova del reale, infatti, nell’epoca dell’IA si scioglie sotto i nostri occhi, diventando un’entità morfogenetica incomprensibile. L’artista bielorusso stabilisce così un parallelismo fra questo processo di irradiazione tecnologica contemporanea con un altro processo che segna un punto critico nel dispiegarsi della modernità: l’emergere dell’energia nucleare, vista sia come un’apparente minaccia sia come presunta opportunità. Nell’ambito della sua pratica artistica conosciuta come “coreografia documentale” – basata sul rapporto fra corpi e archivi storico-politici, intrecciando arte visiva e performance, indagine storico-forense e teatro, dispositivi tecnologici e politica – il lavoro di Zaides interroga l’Intelligenza Artificiale per ottenere dati e informazioni da sottoporre all’attenzione dello spettatore e vagliarne il grado di assuefazione all’orrore.

In questa articolazione di agency umana e non umana, biografia e storia, realtà e finzione, emergono delle domande precise: qual è la singolarità del corpo umano in questo punto di convergenza tra la nube tossica e la nuvola di dati? Dove si collocano la fragilità intrinseca del corpo e la sua resilienza postumana?

Dopo la ricerca sul concetto di confine geo-politico sviluppata nei precedenti Talos e Necropolis – argomento, quello del “confine” particolarmente sensibile per un artista nato in Bielorussia, emigrato da piccolo con la famiglia a Tel Aviv e giunto da adulto in Europa, prima in Belgio e oggi in Francia – in The Cloud Arkadi Zaides affronta un altro tipo di confine, quello tra il corpo e l’esterno. Quando l’esterno diventa pericoloso, la pelle diventa il confine”.

L’appuntamento del 21 novembre è dunque un’imperdibile occasione per scoprire l’opera di un artista internazionalmente riconosciuto per la vocazione a denunciare sul palcoscenico le più roventi questioni riguardanti diritti umani, per la capacità di fare luce sulle paure esistenziali dell’umanità e di portare in primo piano le grandi tematiche di un mondo in procinto di collassare.

Subito dopo la performance, Arkadi Zaides incontrerà il pubblico in dialogo con la studiosa Ariadne Mikou. Lo spettacolo prevede una scena con scorrimento di testo in inglese su due schermi di proiezione. Al pubblico verrà fornito il testo tradotto, da consultare (su consiglio dell’artista) alla fine, così da agevolare la fruizione sonora e visiva della performance.

Bio

Arkadi Zaides è un artista visivo indipendente di origine bielorussa, attualmente residente in Francia. Ha conseguito un master presso la AHK Academy of Theatre and Dance di Amsterdam (NL). Attualmente sta conseguendo il dottorato di ricerca congiunto presso l’Università di Anversa e l’Università di Ghent. È membro del gruppo di ricerca CORPoREAL presso il Royal Conservatoire Antwerp e membro di S:PAM (Studies in Performing Arts & Media) presso l’Università di Ghent. Le sue performance e installazioni sono state presentate in numerosi festival di danza e teatro, musei e gallerie in Europa, Nord e Sud America e Asia. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui un premio per la dimostrazione dell’impegno nelle questioni dei diritti umani, assegnato a Zaides dalla Emile Zola Chair for Interdisciplinary Human Rights Dialogue (IL).

Credits

Coreografia e regia: Arkadi Zaides
drammaturgia: Igor Dobricic
sviluppo IA e suono: Axel Chemla-Romeu-Santos
direttore della fotografia: Artur Castro Freire
con: Axel Chemla-Romeu-Santos, Misha Demoustier/Roger Sala Reyner, Arkadi Zaides
luci: Jan Mergaert
direzione tecnica: Etienne Exbrayat
produzione: Simge Gücük / Institut des Croisements
distribuzione internazionale: Something Great
ricerca iniziale condotta nell’ambito di Sound ImageCulture (SIC) con il sostegno della Federazione Vallonia-Bruxelles e VAF – Vlaams Audiovisueel Fund
coproduzione: Montpellier Danse (FR), Charleroi Danse (BE), Maison de la Danse (FR), Mousonturm (DE), CAMPO (BE) Residency support PACT Zollverein (DE), Orbita | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza  (IT), Dialoghi / Villa Manin, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia (IT)
Con il supporto di: Ministero della Cultura Francese / Direction générale de la création artistique; Trust for Mutual Understanding (TMU) New York; Città di Ghent, Flemish Authorities e Belgian Federal Government’s Tax Shelter measure through Flanders Tax Shelter (BE), un programma di residenza parte di A.R.T. research program at La Comédie de Valence, CDN (FR)