KeepON Live presenta
“IL CONCERTO CHE VORREI”
IL PROGETTO INCLUSIVO E ACCESSIBILE
DENTRO E FUORI DAL PALCO FA TAPPA BOLOGNA
venerdì 11 e sabato 12 ottobre al Dumbo,
nell’ambito del Robot Festival
“Il Concerto che vorrei” è un percorso durato due anni
che coinvolge per la prima volta pubblico, artisti e venue su tre pilastri:
diversity, gender equality e disabilità.
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IL TOUR
PALERMO, I CANDELAI – 26 SETTEMBRE – KEEPON LIVE FEST
BOLOGNA, DUMBO – 11 E 12 OTTOBRE – ROBOT FESTIVAL
ROMA, MONK – 17 OTTOBRE
MILANO, SANTERIA – MILANO MUSIC WEEK
In foto: un’immagine del Sei Festival 2024, uno dei festival italiani della rete KeepOn Live
Dopo la data inaugurale a Palermo, fa tappa al Dumbo di Bologna nell’ambito del Robot Festival il tour de “Il Concerto che vorrei”. Venerdì e sabato 11 e 12 ottobre – grazie all’impegno dell’associazione SHAPE – viene presentata l’esperienza musicale inclusiva, senza discriminazioni di genere, che vuole tutelare ogni forma di disabilità e diversità. Un progetto per realizzare eventi accessibili che diano a tutte e tutti – allo stesso modo – un’identica opportunità di fruizione e condivisione.
Nato da questi presupposti, “Il concerto che vorrei” è il percorso che per la prima volta coinvolge insieme pubblico, artisti e addetti ai lavori per progettare e cambiare concretamente l’approccio dentro e fuori dal palco.
Ideato da KeepOn LIVE – la rete associativa di spazi di musica dal vivo – “Il Concerto che vorrei” è realizzato in collaborazione con il Ministero della Cultura, il supporto di Equaly (la prima realtà italiana a occuparsi di uguaglianza di genere nell’industria musicale); Uildm (associazione di riferimento per le persone con distrofie e altre malattie neuromuscolari); CSV Milano (agente di sviluppo del volontariato e della cittadinanza attiva) e BAM! Strategie Culturali.
Un lavoro durato due anni che ha analizzato, attraverso questionari e interviste, le diverse esigenze degli attori in campo e vuole oggi realizzare un concerto ideale ma non utopico, offrendo soluzioni concrete e basate su tre pilastri: diversity, ovvero una programmazione e una divulgazione comunicativa inclusiva; gender equality nella programmazione, nei ruoli professionali e nella divulgazione comunicativa; disabilità, ovvero l’accessibilità degli spazi e l’adozione di un codice comportamentale inclusivo.
Il progetto, che ha preso forma in anteprima presso I Candelai di Palermo, arriva a Bologna per due eventi e laboratori nell’ambito della sezione “Robot Learn”, in programma l’11 e 12 ottobre dalle 17.00 alle 19.00 presso la Sala Officina Bistrot del Dumbo.
Venerdì 11 ottobre è in programma la realizzazione di una puntata radio insieme alle persone di ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) per raccontare come vivono la musica dal vivo. Appuntamento in collaborazione con NEU! Radio. Sabato 12 ottobre, invece, viene presentato l’esito del laboratorio Link AUT, il progetto coordinato da Anffas Bologna APS che promuove l’inclusione, la convivenza delle differenze e l’accessibilità attraverso l’esplorazione e la creazione di musica elettronica. Per entrambi gli appuntamenti sarà prevista, con il supporto de “Il Concerto che vorrei”, la presenza dell’interprete LIS, con lo scopo di rendere ancora più accessibili anche questi momenti divulgativi.
Il tour de “Il Concerto che vorrei” prosegue al Monk (Roma) giovedì 17 ottobre; e si chiude presso La Santeria (Milano), nell’ambito della Milano Music Week a novembre (la data verrà annunciata nei prossimi giorni).
Una serie di eventi pensati per evidenziare, divulgare e mettere in pratica alcune delle caratteristiche che dovrebbe avere “Il concerto che vorrei”: attenzione e cura della programmazione musicale e una comunicazione che non promuova solo l’utilizzo di foto o immagini rappresentative della maggioranza, includendo anche persone non caucasiche o con disabilità fisiche.
Per le persone con disabilità, da rivedere l’area “recintata” lontana dal palco e dai propri amici, l’obbligo di avere un accompagnatore o perfino, in alcuni casi, la richiesta del 100% di invalidità per poter usufruire di spazi e servizi dedicati.
È emersa poi l’importanza della formazione dello staff, l’esigenza che il personale sia adeguatamente formato tanto nell’accoglienza quanto nell’eventuale gestione di situazioni delicate. Rilevante anche la questione trasporti: ci si sente più al sicuro se esiste una rete di mezzi pubblici per raggiungere la venue, un servizio navette o una stazione taxi; mentre nel caso di parcheggi auto, servirebbero ben illuminati e controllati.
“Il concerto che vorrei” vuole scardinare l’assunto che alcuni cambiamenti siano troppo difficili in termini di spesa economica, tempo, competenze e risorse umane, dimostrando che concerti come questi, anziché essere fonte di preoccupazione, possano al contrario stimolare un nuovo approccio e generare soddisfazione tanto nel team di chi lavora nella musica quanto nel pubblico.
Foto di Ilenia Bontempo
IL CONCERTO CHE VORREI – CONTATTI
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